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Finta rapina in banca a Casciano di Murlo, Procura chiede condanna. Ma la vicenda resta nebulosa

tribunale di siena

Una presunta finta rapina in banca per far sparire dalla cassetta di sicurezza oltre 90mila euro: la Procura di Siena ha chiesto una condanna da 5 anni e 8 mesi, più una multa da 1500 euro, per un dipendente di banca Mps, che lavorava allo sportello di Casciano di Murlo. Secondo le accuse l'uomo avrebbe simulato una rapina in pieno stile per appropriarsi, in realtà, di una ingente somma, circa 94mila euro. Una vicenda ancora però nebulosa e a tratti incredibile: nell'agosto 2020 i Carabinieri della compagnia di Montalcino intervennero di prima mattina presso la filiale per indagare su una rapina che aveva fruttato un bottino vicino ai 100mila euro e la prima versione dei fatti indicava un colpo classico, messo a segno da un ignoto malvivente armato di pistola che entrato in banca, aveva puntato l'arma da fuoco contro l'operatore dello sportello per farsi consegnare il denaro. Operatore che era stato poi ritrovato dal direttore legato e imbavagliato. E invece le indagini ? sono state visionate anche le telecamere interne alla banca - coordinate dalla pm Valentina Magnini avrebbero fatto emergere una verità diversa, su cui dovrà esprimersi il giudice Andrea Grandinetti a fine maggio: non ci sarebbe stata nessuna rapina ma una mera simulazione, con il dipendente che secondo gli inquirenti avrebbe inscenato tutto per accaparrarsi quasi 100mila euro, bottino però mai ritrovato. Per i magistrati, dunque l'uomo sarebbe colpevole di furto e simulazione di reato, ma non solo. Il dipendente di banca avrebbe accusato di quanto avvenuto due persone, tra cui il fratello della ex, un uomo di nazionalità albanese, e per questo è accusato di calunnia, e pure di falso e truffa, dal momento che, stando alle accuse, avrebbe indotto in errore il suo medico denunciando problemi psicologici seguenti alla rapina, tanto che l'Inail lo aveva dichiarato inabile al lavoro. Una storia la cui dinamica però come detto presenta ancora dei contorni non ben definiti. Nel corso della discussione tra le parti di la Procura ha confermato le sue accuse, mentre l'avvocato difensore ha sollevato numerose questioni negando gli addebiti. Per il legale non ci sarebbe intanto il movente, in quanto l'uomo guadagnava bene e non aveva debiti di gioco, e non ci sarebbero a suo dire prove dell'appropriazione dei soldi, i quali non sarebbero in realtà effettivamente mai entrati nella sua disponibilità. "Non si può escludere la rapina" ha assicurato. Palla adesso al giudice per la decisione finale.