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Siena, intervista ad Antonio Socci: "Dio abita in Toscana"

Antonio Socci e il suo nuovo libro Antonio Socci e il suo nuovo libro

Il nuovo libro di Antonio Socci, "Dio abita in Toscana", è un affascinante viaggio tra fede e arte, un vero e proprio omaggio all'incantevole regione toscana. Pubblicato da Rizzoli, l'opera esplora la ricchezza culturale e spirituale di questa terra, tra città, piccoli borghi e panorami mozzafiato. Siena è al centro della narrazione, ma la Toscana tutta emerge come un luogo dove si respira bellezza e grazia, dove ogni angolo racconta storie di ricerca interiore e spiritualità. Il libro è un prezioso compagno di viaggio, svela il significato simbolico di luoghi celebri e scopre tesori meno noti, tra arte, natura e tradizioni. Un viaggio nell'identità occidentale, un omaggio attraverso gli occhi di Socci: "Più che un omaggio ? osserva l'autore - è una dichiarazione d'amore. Ma il punto è quello che queste meraviglie ci dicono e che noi non comprendiamo. A me sembra che lo abbia colto Tomaso Montanari quando ha scritto: "Abbiamo forse smarrito la ragione profonda per cui davvero ci interessiamo al patrimonio culturale e alla storia dell'arte: la forza di liberazione con cui apre i nostri occhi e il nostro cuore a una dimensione ?altra'. Il suo latente, ma fortissimo, conflitto col tempo presente, con il mondo com'è oggi. La sua capacità di separarci dal flusso ininterrotto delle cose che passano, per metterci in contatto con ciò che sta in fondo al nostro cuore, ciò che ci lega davvero alla vita, ciò che le dà senso".
Socci, nel suo libro, lei descrive la Toscana come un luogo magico, abitato da mistici, poeti, pensatori e artisti. Potrebbe condividere con noi un episodio o un aneddoto che, secondo lei, rappresenta questa magia e spiritualità della Toscana?
È impossibile. Il libro ne è pieno. Anche per quello che spiega Piero Calamandrei: "in Italia e specialmente in Toscana, ogni borgo, ogni svolto di strada, ogni collina, ha un volto come quello di una persona viva: non vi è curva di poggi o campanile di pieve che non si affacci nel nostro cuore col nome di un poeta o di un pittore, col ricordo di un evento storico che conta per noi quanto le gioie o i lutti della nostra famiglia. Non si tratta di letteratura, si tratta di vita". E se è così per borghi e colline, se puoi incontrare in un piccolissimo centro come Bagno Vignoni la poesia del cinema di Andrej Tarkovskij o la storia della diciottenne Caterina Benincasa, ancor più per le nostre grandi perle, come Siena, Pisa, Firenze, Lucca, Volterra, Cortona?
Sottolinea l'importanza di osservare, contemplare, ascoltare, toccare e assaporare la bellezza della Toscana, come si fa con un buon vino. In che modo il suo libro aiuta i lettori a fare questo?
L'uomo ha bisogno di vedere, toccare, abbracciare ciò che per lui è bellezza, bene, gioia. Il cristianesimo è questo: il Verbo ? cioè la Bellezza, il Bene, la Verità ? si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Tutto il Vangelo ripete continuamente che le folle cercavano Gesù, lo volevano vedere, toccare, speravano di toccare anche solo le sue vesti perché ? dice il Vangelo ? da lui usciva una forza che guariva tutti. E noi abbiamo il bisogno vitale di essere guariti. Nel corpo e nell'anima. Questo rapporto fisico con Dio è all'origine di tutta la nostra arte che da Giotto, Nicola Pisano, Masaccio fino a Michelangelo mostra il volto umano di Dio, il suo cuore di carne. Tomaso Montanari ha scritto: "Se c'è un'epoca in cui il corpo è davvero tutto nella storia dell'arte, ebbene quell'epoca è il Rinascimento quando, potremmo dire, l'arte torna davvero a incarnarsi. ?E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi'. Lo aveva annunciato Giovanni, all'inizio del suo Vangelo (?). il Natale è la festa della nostra carne, cioè della nostra realtà, della nostra debolezza, della nostra fragilità. Si celebra il Dio lontano che viene a piantare la propria tenda fra gli uomini, che ne assume la carne e dunque ne condivide il destino. Il Dio che, umanizzandosi, divinizza l'uomo". Questo è anche all'origine dell'invenzione degli ospedali: la pietà cristiana che abbraccia la carne ferita, povera e sofferente. E sempre questo ha proiettato gli uomini nella realtà. Il gusto del conoscere, del lavoro, del bello, del buono? Ben a ragione a Montalcino il Museo di arte sacra è anche Museo del vino, che è un prodotto del lavoro umano e al tempo stesso un fatto culturale che arriva dagli etruschi, dei greci, dai romani, dal mondo biblico e diventa poi centrale nel culto cristiano. Il vino e le tavole d'oro trecentesche nascono dalla stessa anima e dallo stesso popolo.
In che modo la Toscana rappresenta l'essenza dell'Italia, sia dal punto di vista storico che culturale?
John Northall diceva che è "l'Italia dell'Italia". È un concentrato della genialità e della bellezza dell'Italia. Del resto la Toscana ha dato all'Italia la sua lingua, la sua poesia, la sua narrativa e la sua arte. In pratica la sua identità. Ha sposato cristianità e classicità greca e romana. E molto altro. Io cerco di mostrare come i tre secoli toscani che vanno dal Duecento al Cinquecento hanno segnato indelebilmente tutta la civiltà europea e occidentale e sono un dono all'umanità ancora da comprendere nella sua grandezza.
Come Curzio Malaparte, lei parla di "maledetti toscani" così rissosi, ma tutti, santi e peccatori, con la stessa fede e lo stesso stupore di fronte a Dio. Come ha cercato di rappresentare questa dualità dei toscani nel suo libro?
Ci sono storie ? come quella di Michelangelo ? che dicono insieme la spigolosità di carattere, la rissosità pubblica e la commovente umanità, la drammaticità mistica. Ma per secoli in Toscana il ?Polemos' ha combattuto contro il ?Logos', il settarismo contro l'amore del vero, del bello, del bene, della pace. Spesso il conflitto era nelle stesse famiglie o nella stessa persona. È una conflittualità che ha fatto danni immensi. Basti pensare all'esilio di Dante. La stessa santa Caterina non è stata compresa nella sua città. È un aspetto della nostra storia che fa pensare. La sua preziosa opera di pacificazione l'ha portata a essere proclamata patrona d'Italia, d'Europa e di Roma. Ma non di Siena. Sarebbe bello che oggi anche Siena la riconoscesse come sua patrona.

Andrea Bianchi Sugarelli, nato a Siena nel 1973, è giornalista professionista. Laureato in Scienze della Comunicazione, dal 1996 è nella redazione del Corriere di Siena, prima come collaboratore e p...